Bukaniere for dummies - Pt. 4

Pubblicato da Bukaniere


Dalle prime battute emerse subito che:

1) Certa gente si metterebbe in mostra anche per un posto di disoccupato a pagamento (nel senso di dover pagare per esserlo) e nel farlo, non esiterebbe a mostrare il peggio del peggio di sé;

2) 30 e passa ragazzi, lontani da casa per la prima volta (per me non lo era, visto che m’ero già sorbito il Servizio Civile) scatenano i propri più bassi istinti senza remore e non c’è legame sentimental-familiare che tenga: le corna spuntano come i funghi;

3) I bancari erano già nel 2002 una delle categorie più depresse, demotivate e scazzate del sistema produttivo;

4) I pettegolezzi, gli inciuci e le beghe in stile “Realiti-Sciò” sono purtroppo, vicini alla realtà “vera” più di quanto si tema.

Il corso si svolgeva così: dalla mattina seguivamo i più o meno noiosissimi corsi in aula, durante la pausa pranzo facevamo un salto nel bunker a cucinarci un piatto di pasta (pasta e pomodoro scondito o riso e tonno, perché altrimenti “er pugile” nun magnava o faceva battutine sulle nostre ‘panze’, quindi fummo messi tutti a dieta... Almeno per i primi giorni). Finito il corso in aula, durante il pomeriggio, c’era la “libera uscita”, ognuno per sé a dedicarsi a ciò che più gli interessava: shopping per chi aveva l’auto e poteva andare in centro (Giovinazzo-Centro è un posto dove lo shopping e meglio che sulla Fifth Avenue), passeggiate, pisolini, letture, inciuci, chiacchiericci, pettegolezzi, tresche (io ero della brigata della passeggiata nel quadrato del recinto).

Di tanto in tanto si faceva anche un saltino sulla spiaggia: ma era tutto cemento, con un pontile che si sporgeva nell’acqua ed intorno ruspe e lavori in corso per la prossima – ancora lontana – stagione estiva. Ed un po’ il freddo, un po’ il grigiore, un po’ lo squallore, ti passava la voglia di starci: sembrava di stare nella scena de “Il mostro della laguna” quando il mostro fangoso vomita per la troppa noia.

Nel frattempo, nel resto del mondo, erano i giorni in cui il povero bambino di Cogne veniva macellato dalla madre e l’economia italiana dall’avvento dell’Euro con relativo raddoppio dei prezzi.

La nostra baracca/bungalow si trasformò presto in una depandance del “Grande Fratello”.

Di sera, dopo cena, partiva il momento “conviviale”. Il Carramba suonava la chitarra che s’era portato insieme col guardaroba di Raz Degane (pur avendo più il fisico di Brunetta che quello di RDG), Er Pugile Romano cantava, “un-po’-ghei” si esibiva in mossette varie e quando poteva, cercava di molestare i miei compagni di camera, ed infine le ragazze che facevano da coro estasiato dal testosterone emanato dai due artisti-canterini.

Er pugile, nonostante fosse più giovane di me di 4 anni (io 32, lui 28), amava cantare soltanto il repertorio italiano degli anni ’60-’70, neanche avesse avuto cinquant’anni, in perfetto stile boyscout e la cosa davvero triste era che in quella compagnia di giovani d’altri tempi, mi sentivo davvero un alieno con i miei gusti musicali (“robaccia” come U2, Bjork, Depeche Mode, Skunk Anansie, etc) e non riuscivo a nascondere il fatto che quell’eterno falò serale alla “Sapore di mare”, un po’ mi trifolava i cosiddetti.

Er Pugile diventò presto il più ambito tra le ragazze (seguito dal chitarrista-carramba): per quanto fosse di statura muscolo-cubiforme, alto due mele o poco più, tutto vestito firmato da capo a piedi, con gli occhi azzurri e degli orribili tatuaggi che pareva appena scappato dalla Cayenna, fece subito breccia nei cuori (ma soprattutto negli ormoni) delle colleghe di corso che iniziarono a fargli da corona ed a litigarselo.

Io un po’ perché ero il più “vecchio”, un po’ perché a De Andrè, Battisti, Daniele (cantato con l’accento de borgata) Mannoia, De Crescenzo, preferivo i succitati Depeche Mode, U2, SkunkAnansie, etc, stavo un po’ scazzato e sulle mie e questa cosa ovviamente non favoriva la mia “socialità” (ed ovviamente alimentava le immancabili chiacchiere alle spalle, seppi dopo che almeno per i primi giorni fui definito il “soprammobile” del bungalow).

Però quando “Unpòghei” si esibiva nei suoi balletti similclassici, l’atmosfera si scioglieva e ci faceva morire dal ridere: dissimulava la sua pulsione per i due “beitocchidimaschioni” del romano e del beneventano, tentando di tanto in tanto finte sortite con le ragazze. Ma quando poteva, si “tuffava” letteralmente nelle braccia (e contro i pugni talvolta) dei due tronisti ante-litteram e un po’ questo e un po’ il fatto che non avevo un cappero da fare, iniziai a buttarmi anche io nella mischia (anche se non ho mai cantato, lo giuro!) ed a fingere di divertirmi... E poi a divertirmi anch’io perché – si sa – la stupidità è molto contagiosa e alla fin fine “soprammobile” a me non l’aveva mai detto nessuno!

A turbare gli equilibri che in 4 giorni si erano creati, piombò l’inquietante figura di Mascia: ventiquattrenne viziatissima neolaureata napoletana di 1.70, capelli biondi col taglio in voga allora, ovvero quelli di Mascia del GF, un fisico da similmodella con un paio di spalle da nuotatrice che la facevano somigliare a Rosolino ed una discreta quarta di reggiseno (praticamente un Rosolino ma con gli air-bag scoppiati), ma col fare, la parlata ed il portamento di un camionista di Casoria (il tutto condito con un’intelligenza da velina) che distruggevano miseramente tutto quanto di femminile avesse.

Questo evento che sembrava dettato dalla perfida penna di uno “scemeggiatore” del peggior reality, turbò gli equilibri e la corona di donne che circondava Er pugile.

Anche perché lui si invaghi subito di lei e lei ricambiò ancora – se possibile “più subitissimo”. Per sedurlo lei si fece – al primo weekend di ritorno a casa – tatuare un orribile delfino curioso sulla spalla ed ogni sera si rivolgeva all’ “esperto”, calandosi la maglietta e lanciandogli sguardi da triglia innamorata, chiedeva se si fosse tolto il rossore e se lo faceva spalmare con la vasellina, non senza sottolineare ammiccante e "finemente" il fatto che tale crema era, diciamo, utilizzabile anche per altri scopi, il tutto condito con una risata soavemente femminile "BUAH BUAH BUAH!!!".

E così lei cercando di stargli sempre più vicino, le altre ragazze che rosicavano e facevano in coro un fitto digrignare i denti e le dicevano le peggio cose dietro… E lui che nel frattempo passava le ore con la fidandzata (come da sua pronuncia originale) e la mamma al cellulare.

E se al rientro dal primo weekend la nostra camionista napoletana si era fatta il tatuaggio, al secondo weekend si fece “er Pugile”.

3 commenti:

Triboluminescenza ha detto...

Mi fai schiantà dalla risate come sempre! Riesci a esprimere tanto concetti a me cari con una scurrilità che rende giustizia all'argomento!
Simo

Anonimo ha detto...

Insomma sembra di stare in "mai dire grande fratello" : )

gattosolitario

paleomichi ha detto...

direi che hai dimostrato che noi italiani abbiamo il grande fratello nel sangue...
tristezzaaaa

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