Bukaniere for Dummies - Pt. 3

Pubblicato da Bukaniere

Al nostro rientro dalla memorabile camminata del dopo partita, tutto eccitato, ci accolse Unpòghei con la notizia dell’arrivo delle nostre coinquiline del piano di sopra.

Lui che a dispetto delle presunte tendenze non etero (era praticamente l’imitazione vivente del Sordi prima maniera), c’aveva una bella faccia tosta con le donne, s’era immediatamente auto invitato in casa loro.

E visto che anche il pettegolezzo non era una cosa che disdegnava, ce le descrisse attentamente: una siciliana alta e tettona, con la puzza al naso e che era stata accompagnata da due genitori molto snob; una Puffetta, alta non si sa quanto più di due mele, che non fu mai vista da nessuno priva delle sue iperzeppe per tutta la durata del corso, neppure se appena sveglia; due brindisine che a prima vista ci sembrarono un po’ sulle loro ( e di conseguenza, sulle “nostre”); Fiordilatte (che chiamerò così per il suo paese di provenienza) simpatica e ruspante ragazza mia quasi conterranea ed infine la più simpatica di tutte, colei che grazie al suo gran cuore ed alle abilità culinarie (ma soprattutto mangiatorie, a dispetto di una magrezza incredibile) venne ribattezzata presto MammaCì. Anche lei beneventana come il nostro Carramba.

Chiusero il quadro, l’arrivo “der pugile de Roma”, un fighetto de borgata, cuore de mamma, tutto famiglia e muscoli. Il classico “diversamente alto” che aveva compensata la non altezza con “du bracci che possono strigne come du morse”… Non mi fu mai tanto simpatico, questo lo si sarà già capito, ma comunque non abbiamo avuto stranamente nessuno scontro (provateci voi a dar torto ad un cubo di muscoli che parla divertito di risse in discoteca e “de cuori de latta” ;) ). “Er pugile” divenne presto oggetto di desiderio sessuale da parte di tutte le ragazze del master.

Facemmo subito amicizia con le campane: MammaCì e Fiordilatte, due ragazze molto schiette, poco inclini al sentirsi delle “vip” come alcune altre loro colleghe, nonostante lauree con voti di tutto rispetto.

Le Brindisine si tennero come detto un po’ sulle loro agli inizi, ma dopo un paio di giorni si unirono alla combriccola insieme alla Sìculo-tettona (non amo definire le donne per le loro caratteristiche fisiche, ma lei era davvero “troppo” in quel senso, tanto che la cosa le aveva portato problemi alla schiena) e si mostrarono pure loro molto simpatiche.

Mancavano all’appello i ragazzi dell’altro bungalow: anche loro, a detta dei ben informati, erano quattro ragazzi più altre sei ragazze ed una fantomatica mia concittadina che si fece attendere qualche giorno come una diva.

Il lunedì mattina ci ritrovammo tutti nella hall del penitenziario e ci presentammo con i nuovi arrivati (ai 20 ospiti del Residence, si aggiungevano i residenti in Puglia, per un totale di una trentina e più ragazzi) e come capita in questi casi, in un bailamme di nomi e cognomi, alla fine non ricordi più neanche tu come ti chiami.

Qualcuno si distinse subito per arroganza e “cazzimma”: un tipo di uno sperduto paese del Tarantino si sentiva il “Gekko” della situazione perché aveva fatto uno stage di 6 mesi a Milano presso una SGR e quando ne parlava, il suo accento passava dal Tarantino più becero (ed incomprensibile) al “figa” milanese… Uno sfigato non da poco con le arie da superman insomma.

Entrammo nella saletta delle conferenze del penitenziario e ci sedemmo. Venimmo accolti dal nostro tutor (un ragazzotto con più o meno le nostre esperienze e la nostra sfiga) e dal Dr. Bidone, l’organizzatore, che tenne subito a precisare che “Il Master non garantiva assolutamente l’assunzione nella banca presso la quale avremmo fatto lo stage” e aggiunse – rendendoci tutti allibiti e increduli – “…Altrimenti ragazzi, non avreste pagato così poco…”

Si alzò un coro silenzioso di “ma brutto stronxo!!!” e “se ce lo dicevi prima di firmare l’assegno… Col cavolo che ci mettevamo la nostra firma…” e un brusio di “ma ho capito bene quello che ha detto?”.

Tutti sapevamo che un master così “economico” (parliamo di un costo per quanto alto per le mie finanze, pari ad un quarto/quinto rispetto a quelli più prestigiosi tenuti a Roma e Milano) non garantiva il posto di lavoro, ma minchia, lasciaci almeno la speranza, almeno per un paio di giorni…

Dopo lo schiaffone a freddo del Dr. Bidone, fu la volta del Dr. Mooooo, un simpatico quanto anziano mannagger di banche baresi, che aveva fatto la sua fortuna in una grande banca e poi aveva rivenduto bene la sua esperienza nella bancarella dove aveva assunto una megacarica super dirigenziale.

Il Dr. Mooooo – che ribattezzammo subito così per la tipica interiezione barese che lui metteva ogni tre parole – non volle essere da meno rispetto al suo esimio predecessore:

“Moooò ragazz – ci disse – scordatv che la banc è un post dove vi arricchit. Una volt, un usciere di banc, con la liquidazièn si pagav tre cas, ooòr un direttòr di banc con la liquidaz, ci versa astent una caparr… In Inghilterra che con le banc sono molt più avant, una impiegat di banc non si può permett manc le scarp…. Infatt, usn le scarp coi tacc di legn che fann rumor ma nun se consumn…
Mooooo uagliò, mi spiac, site sfurtuneeet, c’amm’a’fae???…”

Evvaffanculo bis!!! Uscì dal cuore di 33 ragazzi, messi in fila per sei con l’assenza di tre.

Il Bukaniere for dummies - Pt. 2

Pubblicato da Bukaniere


Sicchè come dicevo, dopo un annetto passato a fare poco e nulla, con centinaia di CV spediti e zero colloqui al mio attivo, decisi di iscrivermi a quel dannato Master... Anche perchè fui attratto come la falena dalla lampada bollente dal suo sottotitolo che era "... e comunicazione finanziaria".

Appresi poi cos'era la "comunicazione finanziaria", ma quella parola "comunicazione" riaccese in me la vecchia chimera del marketing che, fino
ad allora, non si era mai del tutto sopita.

Spedii la domanda per l'iscrizione al master, conscio del fatto che - secondo quanto recitava il bando trovato su Stepstone.it - una fantomatica commissione per l'attribuzione della "borzetta di studio", avrebbe valutato l'idoneità del mio CV.

Naturalmente, visto che pagavo di tasca mia (non ricordo bene la cifra, ma quasi cinque milioni delle vecchie lire che con la "borsa" diventavano quasi tre e mezzo), la "commissione" fu felicissima di accettarmi, non senza prendermi in giro con una meravigliosa telefonata nella quale mi si annunciò: "Dr. Bukaniere, siamo del Centro Stupidi, lei è stato selezionato tra tutti, per la borsa di studio e sarà iscritto al Master, è contento?"

Ricordo ancora la scena: ero con due buste della spesa piene per braccio ed avevo appena pagato alla cassa del supermercato Sisa.
Appoggiai le borse in terra risposi al cellulare, e fui pure felice sentendo quelle parole "in scatola"!
Capperi - pensai - una volta tanto che il mio CV non viene usato come carta igienica per masochisti!!! Mia madre era perplessa, come sempre in questi casi, ma non osò obiettare.

E in quattro e quattr'otto il destino mise la parola "fine" a quel terribile anno di vuoto pneumatico ed alla mia vita di "disoccupato". Partii all' "avventura" per la provincia di Bari col nuovo titolo di "masterizzato".

Perchè Bari vi domanderete? Perchè se il lavoro si concentrava al nord, il Bukaniere era uno che partiva per il sud... ;)

Ricordo, era febbraio: da Napoli viaggiai nel treno che porta i braccianti extracomunitari nel casertano di primissima mattina, ed ero l'unico bianco tra centinaia di ragazzi di colore, roba che Borghezio sarebbe morto.
Da Caserta ripartii poi su uno sgangherato eurostar Ce-Ba che a momenti non mi tranciava a metà tra le porte, lasciando una metà di me in terra e l'altra metà su a proseguire il viaggio per Bari (il capo treno andava di fretta evidentemente... Non poteva attendere che avessi l'intero corpo dentro... E fece chiudere le porte... E meno male che ci furono due bravi e nerboruti samaritani che mi salvarono la pelle tirandomi a viva forza dentro!). Proseguii poi il viaggio su di uno sgangheratissimo locale Ba-Gio.
Arrivai a Giovinazzo nel primo pomeriggio tanto che i negozi erano ancora chiusi e non c'era nessuno per strada. Faceva un freddo cane, ma tuttosommato il tempo non era male, solo il classico vento che fa giringirare le cartacce.
C'eravamo io col trolley, i piccioni, le cartacce e l'immancabile psicopatico che parlava da solo, inseguendo i piccioni, potenziali e immaginari nemici. Per fortuna mi ignorò.

Passai un'ora ad attendere l'arrivo della fantomatica "navetta" del residence che, secondo quanto mi venne assicurato il giorno prima al telefono, mi avrebbe raccolto alla stazione e accompagnato in albergo.
Ma lo shuttle de "Lo scarrafone d'oro - Residence a 4 Stalle", non si vedeva.
Iniziai a sospettare che forse non sarebbe mai arrivato senza un mio sollecito. Telefonai per chiedere lumi e mi dissero che c'era stato solo un "piccolo equivoco" sull'orario (diciamocelo, se n'erano dimenticati e meno male che mi ero "annunciato" il giorno prima!) e che il loro autista sarebbe arrivato sicuramente di lì a poco. Dopo un quarto d'ora, apparve una Mercedes monovolume, verde e un pò ammaccatella, con le insegne del residence. Era guidata dal cugino minore di Schumacker e partì a razzo senza mai scendere al di sotto dei 170 km orari, qualunque fosse stata la strada percorsa sino al residence.
E lì, nel bel mezzo di una statale, si ergeva la Guantanamo del sud Italia: Il Residence appunto.
La struttura confinava a est con il mare di cemento, a ovest con la suddetta statale, ed era recintato a nord e a sud con filo spinato e - presumo - campi minati.

Schumi Jr. scaricò il mio trolley mentre ero ancora lì che raccoglievo il mio stomaco dal sedile e mi accompagnò gentilmente nella hall. Dopo il check-in, mi condusse alla "camera" situata al pianterreno di un piccolo bunker, pardon, bungalow di due piani: un bunkalow per farla breve.

Ad attendermi c'era la notizia che gli altri ragazzi, arrivati prima di me (io avevo ritardato di un giorno la partenza per lo sciopero delle FFSS) se n'erano tornati a casa per il weekend ed eravamo rimasti soli io ed il mio compagno di cella, pardòn, camera, Beneventano ex carabiniere, di primo acchito simpatico, un Mastella giovane ma più alla mano diciamo. L'altro compagno - che il caramba mi annunciò subito essere un pò ghei e della provincia di Salerno - sarebbe arrivato di lì a poco con la spesa fatta, mentre il quarto, "er pugile de Roma", lo si attendeva solo per il lunedì mattina (dimenticavo, era sabato).
Feci presto amicizia col carramba e col pò-ghei che s'improvvisò in una improbabile "salsicce e frijarielli" ma dalla consistenza dei giunchi di stagno... Ma tuttosommato, mi aspettavo persino di peggio... A parte il fatto che gli spazi ristretti della casa-cella erano tutti già conquistati e mi dovetti un pò arrangiare alla meglio, cercavo di affrontare quell'impresa col massimo dell'ottimismo ma anche della "serietà".... Del resto, ero già stato in passato in condizioni peggiori, quando feci il servizio civile e me l'ero cavata bene.

Domenica io e il carramba, presi dalla disperazione nera (era inverno, la spiaggia cementata e grigia non ispirava molto e non c'era un cane nel residence!) andammo a vedere la partita del Bari (la prima e unica volta che sono stato a vedere una partita di calcio allo stadio!) in uno stadio surreale, totalmente vuoto eccetto la curva dei tifosi ospiti, visto che c'era lo sciopero dei tifosi baresi.
Al ritorno, millemila chilometri a piedi, poichè - scoprimmo - non c'erano autobus che ci potevano riportare alla stazione (una cosa che ho imparato della Puglia, è che se non hai l'auto ed il navigatore, sei un uomo spacciato!).

Il lunedì ci avrebbe atteso la prima lezione, eravamo emozionati... Anche perchè alla spicciolata arrivarono gli altri "ospiti" ed al piano di sopra nel nostro bunkalow, ci sarebbero state 6, dico ben 6, ragazze, argomento che si sà, è fondamentale per la buona riuscita di un master in mannaggiament!!! La curiosità, cresceva di ora in ora. ;)




Il Bukaniere for Dummies - Guida pratica per i non pre-cariati.

Pubblicato da Bukaniere

Riassunto delle puntate precedenti (ovvero: Il Bukaniere for Dummies - Guida pratica per i non pre-cariati).

Per chi non m'avesse già conosciuto nel mio precedente blog, riassumo un pò la mia storia.

Tirato su a suon di "chi semina raccoglie" e "studia, studia, studia, se no ti mando a fare il garzone del salumiere!", strumenti educativi molto illuminati, in uso nell'800 ed ancora tenuti in vita da mio padre negli anni '70 del '900 (periodo in cui ho vissuto la mia prima decade di vita), mi ritrovai un giorno per una selva oscura, col titolo di "dottò", sudato alla facoltà di Economia e Commercio... Non ero in corso, non avevo avuto il massimo dei voti, ma ero perfettamente in media, sia nella prima che nella seconda circostanza.

E la vita, beffarda, crudele e sadica in quel caso, ha voluto che mio padre - la persona per la quale non avevo buttato via la metà degli esami fatti, quando mi accorsi di aver sbagliato tutto iscrivendomi a quella facoltà - stesse per andarsene proprio quando dovevo ancora sostenere l'ultimo esame, il più difficile di tutti: "Diritto Commerciale", la bestia nera per i laureati in economia.

Ma ce la feci in una dannata lotta contro il tempo e contro il cancro: riuscii a superare l'esame (con l'aiuto di un grande professore e del suo collaboratore che ricorderò per sempre nelle mie preghiere, e che mi sostennero nella preparazione dell'esame), a trovarmi la tesi più stupida e rapida possibile (Pomodori San Marzano Bio-tech) e dare l'ultima soddisfazione a quel poverino di mio padre che nel frattempo, s'era consumato come una candela. I diciotto mesi più atroci della mia vita e ovviamente, della sua, ma anche la mia più grande soddisfazione di sempre.

Tuttavia non sapevo ancora cosa mi sarei dovuto aspettare oltre e soprattutto che il "pezzo di carta" nel frattempo, tale era diventato realmente.

E dire che le prime avvisaglie dovevo intuirle quasi subito: un tempo ai laureati veniva consegnato un diplomone formato gigante, su carta pregiata (pergamena) e con fregi d'oro (quello di mio fratello, per esempio).

A me rifilarono un A3 tipo "Fabriano-economico", stampato con una fetentissima Inkjet, con su il disegno di un'aquila... Tanto da farlo assomigliare molto ad un diploma per corrispondenza della "Scuolaja Radjio Elettrojaka" di Tirana.

Il mio più grande difetto nei primi anni della mia vita (diciamo dai 10 ai 18-19) è stato quello di essere troppo "eclettico" ed interessato a tutto o quasi. Spaziavo dall'arte alle costruzioni, dal design industriale (esattamente volevo diventare un novello Giugiaro o Pininfarina) alla biotecnologia, alle lingue (amavo l'inglese) al tutto e di più... Col risultato di non specializzarmi in nulla di preciso nè di sapere cosa fare "da grande". Sapevo solo che non ero un grande matematico, anche se l'uso della matematica, per esempio, nella programmazione di un computer, non mi risultava tanto ostico quanto la matematica presa nella sua pura astrattezza.
Odiavo il latino perchè la mia prof me lo fece odiare, e per questo scartai le materie umanistiche (anche se sognavo anche di diventare uno scrittore) ma per il resto, una cosa valeva un pò l'altra.

Sapevo inoltre che mi piaceva tutto ciò che richiedesse creatività... Ma ingegneria era troppo poco creativa e piena di matematica, architettura - a detta dei prof. del liceo - era una "fabbrica di disoccupati", medicina l'aveva scelta mio fratello, e non amavo troppo vedere le persone smembrate e malate, giurisprudenza l'aveva scelta mia sorella, ma era troppo monotematica, quindi?

Quindi, ecco... Date queste premesse, col senno di poi, ad uno che mi dicesse di essere così e cosà come ero io direi: "fai di tutto, ma lascia stare economia!!!"... Ecco, io mi ci iscrissi. All'epoca, si diceva, "Economia apre tutte le porte"...

Ci sono diciannovenni che si drogano, ci sono diciannovennni che spacciano, ci sono diciannovenni che si prostituiscono, ci sono diciannovenni che uccidono e rubano, io semplicemente, scelsi un'altra strada altrettanto devastante per una vita umana: la laurea in economia.

E che dire... Se studiando capii che la ragioneria era una vera schifezza (così come i prof che la insegnavano ed uno dei tanti libri di testo, un mattone di 1500 pagine che richiedeva la versione in prosa e la traduzione dall'Italiano del '700), che l'economia era persino una materia divertente (Scambieresti un salamino piccante per una porzione extra di nutella? Se non hai vomitato è perchè anche tu hai studiato Microeconomia sul Varian), il diritto era una figata, ma palloso da imparare a memoria, e del marketing poi... Mi ci innamorai letteralmente, e con esso della pubblicità, lo sfogo creativo che cercavo.

E che dire che insomma provai ad entrare in quel "dorato mondo".

E nel frattempo, mentre finivo gli studi, già che non avevo le idee troppo confuse, mi iscrissi anche ad una scuola di fumetto ed illustrazione diventando pure illustratore (il disegno, altra mia passione).

Provai, superato (si fa per dire) il trauma della morte di mio padre, a lasciare una madre depressa e una città deprimente e partii per Milano, su invito di un grande pubblicitario milanese, quello del "Silenzio, parla Agnesi" che aveva molto apprezzato la mia lettera di presentazione.

Ma c'era la crisi (era il 2000 e sì, già questa parola era in voga!) perchè internet aveva decimato il fatturato delle agenzie. Avevo trent'anni e per i "milanesi" ero un vecchio già con un piede nel fallimento, soprattutto se avessi voluto allora intraprendere una carriera da creativo. Dopo un mesetto di tentativi, tornai con la coda tra le gambe a casa.

Tutti mi dicevano "sei laureato in economia, lavora in banca o diventa venditore".
Una, due, tre, quattro, millemila volte mi fu ripetuto questo: "vai a lavorare in banca, chi aspetti?" Allora dissi "tutto, ma VENDITORE NON LO SARO' MAI!!!"

Nel frattempo avevo avuto le prime esperienze lavorative, ovviamente come precario, con contrattini di Schiavitù a progetto, nei settori più disparati (e/o disperati).

Ed un giorno stufo di vedermi rimbalzare i miei CV, mandati ormai a pacchetti di mille a chiunque avesse una casella di posta elettronica o non, decisi di tornare a "approfondire la mia preparazione" cercando di conseguire un "Master", la moda del momento.

Scartati quelli migliori (perchè costavano un botto di soldi che non avevo) e siccome avevo sentito per millemila volte "lavora in banca", mi iscrissi ad un Master in Management Bancario tenuto da un centro studi truffaldino di Bari (mi adescarono con una falsa borsa di studio), ribattezzato subito dopo la prima lezione in aula "Mannaggiament bancario".

Ovviamente, per ovvi motivi semantici e logici (poi vi dirò perchè), l'organizzatore venne presto ribattezzato: Dr. Bidone.


Shhhh! Silenzio, siamo tutti intercettati!!!

Pubblicato da Bukaniere




Nonostante l'approvazione della legge che vieta di pubblicare le intercettazioni telefoniche, io riporterò lo stesso gli ultimi scottanti file di cui sono venuto in possesso, perchè come Beppe Grillo insegna, anche io voglio perseguire la strada della disubbidienza civile.

Vista la "scottantezza" degli argomenti trattati, ed il rischio penale che corriamo io e gli intercettati, ovviamente non userò nomi reali, ma nomi di finzione.
I fatti narrati però, non sono finzione, ma la cruda realtà.


Ore 17.30 - Squilla il telefono.
Bukaniere (da ora in poi B): "Pronto?"
MammadelBukaniere: (da ora in poi MdB): "Pronto, ciao Bukaniè, come stai?"
B: "Bene Mà, tutt'appost', come sempre!"
MdB: Tutt'appost' come sempre?
B: Sì, tutt'appost' come sempre... E tu che mi dici? Pure a te tutt'appost?
MdB: Sì, pure a me. Hai mangiato ammammà?
B: Sì, ho mangiato... Come sempre...
MdB: Quando mi vieni a trovà?
B: Mammà... Ci siamo visti ieri... Non lo so... Presto...
MdB: Domani?
B: Puòesse.... Non lo so...
MdB: allora non ti aspetto domani?
B: Non lo so... Puòesse che vengo, vediamo... Ma puoesse di no, poi ti dico.
MdB: Vabbè... Allora ti saluto?
B: Vabbè, cià! Un bà!
MdB: Cià'ammammà! Stammi bene!
B: Cià Mà, ci sentià...

Come vedete, l'eccezionalità dei temi toccati nella telefonata intercettata, mi pone fuori legge. Da un momento all'altro mi aspetto che i Nocs bussino alla mia porta prima di sfondarla (perchè i Nocs sono personcine educate, mica nocs!):
I Nocs alla Porta: (d'ora in poi INAP): Nocs Nocs!!!
B: Chi è?
INAP: Aprite, in nome della legge!
B: Non c'è nessuno!
INAP: (un pò interdetti) Ma ne è sicuro? Perchè le nostre fonti ci avevano assicurato...
B: No, non c'è nessuno. Tornate più tardi... Ah, e possibilmente fatemi uno squillo così mi faccio trovare in casa, ah, e se telefonate, mi raccomando, discrezione!... Sa... Le "cornette hanno orecchie"... Non so se mi avete capito?
INAP: Non si preoccupi! Saremo muti come delle trombe!

Maggio 2009: pranzo di famiglia.

Famiglia "allargata" da cognati, cognati dei cognati, nipoti, etc.
Al tavolo due esponenti delle generazioni future, mia nipote, intelligente quanto bella quattordicenne con - ancora? - la testa sulle spalle e la nipote di mio cognato, un anno più "giovane" di lei, con frequentazioni (forzate dalla famiglia) di ambienti della Napoli "sciuc".
Ad un certo punto, tra una pasta all'insalata ed un ragù, tra una costoletta arrosto ed una salsiccia alla brace, la conversazione scivola sull'argomento politico più in voga del momento: "zoccolaggine e carrierismo".

Mio cognato sonda il terreno con le giovani generazioni e chiede loro: "sposereste un miliardario..." - io aggiungo: "un vecchio miliardario" - e lui si corregge "sposereste un vecchio miliardario pur di fare carriera? Pur di diventare qualcuno?"

Per fortuna, le due giovani future donne, rispondono in coro "No! Che schifo!".

Ma la tredicenne che frequenta gli ambienti "sciuc" fa una precisazione:
"io no, sicuramente no, ma c'è una mia compagna che invece lo dice sempre 'io mi sposo un vecchio ricco, mi faccio intestare tutto, e quando muore mi prendo tutto io!'

Mio fratello - medico - le fa presente: "bè, una volta si diceva così: prendevi il vecchietto, lo mettevi a dormire, e poi ti facevi i fatti tuoi ma adesso... Con i farmaci che ci sono... Finisce che campa più di cent'anni e poi ti da pure 'fastidio' (usa un bell'eufemismo, ma siamo sempre in presenza di giovanissime menti che - si spera - ignorino ancora i peggiori 'fatti della vita')...

E lei prontamente: "ma la mia amica dice pure 'se poi questo non muore entro un anno, ci penso io a farlo fuori'..."

Restiamo ammutoliti di fronte a questa risposta, ma del resto neanche tanto stupiti. La nostra società è ormai questa, questi sono i nostri nuovi "valori" ed il caso di "Erika" ce l'avrebbe già dovuto far capire anni orsono.

Però potremmo anche pensare in positivo: almeno il 66% del piccolo 'campione' di donne del futuro da noi intervistate, pensa ancora di dover studiare per diventare qualcuno e forse chissà, questo ci salverà.

(Nella foto la celebre Anne Nicole Smith passata alle cronache per la sua 'sfortunata' ascesa e discesa: da coniglietta di Playboy a moglie di un ricco miliardario, sino alla morte per cancro dopo lutti e lotte per l'eredità del ricco quanto anziano marito).

Tu nun tiene e' cumpless, tu tiene n'orchestra n'capa!

Pubblicato da Bukaniere

E' difficile essere sintetici certe volte, ma ci proverò.
Circa un mesetto fa o due, il mio capoarea mi girò una mail con un contatto da visitare e aggiunse "vai Francè, questo c'ha chiamati lui, è un ordine già scritto".

Sarà che sono scettico di natura, sarà che non era la prima volta che un "ordine già scritto" si era tradotto in un disastro, ma gli ho mostrato i miei dubbi, quantomeno scaramantici.

Telefono comunque al numero che mi era stato dato e mi risponde una voce di un giovane presuntuoso: "No, io non ho richiesto nessuna visita di NESSUNA azienda. Ma chi è lei? Chi le ha dato il mio numero ed il mio nome?"
Provo a spiegargli che lo stupro telefonico è improbabile e che l'argomento non mi interessava e che se uno fa il commerciante è normale ricevere chiamate dai rappresentanti, tantopiù quando si è proprio noi a dare i nostri recapiti.
Le provo tutte per fargli ammettere che può aver dimenticato di aver lasciato i recapiti, ma lui insiste. Ottengo comunque di vederlo la mattina dopo, quantomeno per capire dove è stata la "fuga di notizie".

Al mattino dopo mi accoglie un ragazzetto appena trentenne con la faccia di figlio di "papy" (ops, volevo dire "di papà" :) ). Con la "evve" alla Venzo Avbove, continua a sostenere che lui non ci ha contattati ed aggiunge vari "ma vorrei sapere chi si è permesso..." neanche gli avessero clonato il bancomat o ciulato la ragazza o entrambe le cose.

Dopo una mezz'ora nella quale ho faticato molto a non mettergli le mani intorno al collo, arriva una telefonata: "Ah, ciao Papà... C'è un signore qui che dice di essere... Ah... Ah quindi sei stato tu che... Ah, e me lo volevi dire??? Mi hai fatto fare una figuraccia...". Era stato suo padre. Sorrido, anzi, ghigno maleficamente beffardo.

Il tizio che chiameremo per semplificare "Robertino", si scioglie, mi da finalmente la mano, mi offre il caffè. Guardiamo i cataloghi per due ore. Poi arriva la madre, donna di mezza età, tipica madre iperprotettiva di "Robertini" che gli ha aperto un negozio proprio perchè non sapeva che cosa far fare a quella testa di ravanello. Ovviamente non avendo la minima concezione di come si stà nel commercio e di quali siano le regole basilari, si davano però l'aria della persona più colta e "scafata" del settore. E non solo: mi volevano spacciare il fatto che pagassero in contanti come un "plus" che gli rendeva merito ed il diritto di chiedere di tutto e di più. In realtà, in genere, si diffida da chi paga in contanti perchè pagano così i protestati e quelli che riciclano denaro sporco. Ma visto che erano somme risibili, no problem: l'azienda da persino lo sconto del 3% per questi pagamenti.

Ovviamente dopo tre ore (ad un euro di parcheggio l'una, più il gasolio e la tangenziale), ritengono che i prezzi erano troppo alti, che i biglietti d'auguri erano troppo augurali e che i gadget erano troppo "gadgettosi" e mi salutano.

Li sfanculizzo mentalmente e me ne vado.

Pochi giorni dopo mi richiamano: ritorno da loro (masochista!) e "finalmente" mi fanno un ordine per il "pazzesco" importo di circa 120 euro, scegliendo i biglietti d'auguri come farebbe un gioielliere ad un'asta di preziosi a Karakas.

Non vi dico poi il mese e passa di telefonate ricevute dall'azienda che cercava di contattarli inutilmente e le due o tre visite che ho dovuto ancora fare per comunicargli l'importo e altre cacchiate varie.

Quando finalmente gli viene consegnato quest'ordine "ingentissimo", mi chiama sempre Robertino e mi fa "è arrivato il corriere ma non ho i soldi, posso rimandarlo indietro?".

In questi casi il corriere mette la merce in giacenza, ma ovviamente, è un servizio che si paga.

Ok, tutto a posto. Il giorno dopo la merce è consegnata e Robertino si acquieta.

Mi richiamano un'altra volta, altro microordine, altra consegna, sembra andato tutto a posto. Consegna merce, pagamento contanti, sconto 3%, spese di spedizioni di 4-5 euro.

Mi rifissano appuntamento ancora una volta per la settimana successiva, per il 2 giugno - giorno festivo, da sottolineare - per fare l'ordine con l'azienda iniziale, quella per la quale il padre di Robertino, aveva lasciato i propri recapiti.

Ovviamente Robertino si scorda dell'appuntamento, lo devo chiamare e viene - chissà da dove, forse dal proprio letto - un pò sfasteriato e senza madre, la sola in realtà a decidere sugli ordini. Capisco che era una mattinata buttata alle ortiche. Difatti, Robertino mi fa l'ordine ma mi prega di aspettare il "benestare di Mamy".

Stamattina ero per i casi miei, dopo un tot di chilometri di autostrada, appena uscito dal casello di Benevento, quando il telefono inizia a trillare: era Robertino dalla voce più nasale e stridula del solito. Blatera - tra un buco nel segnale e l'altro - che non ho mantenuto la parola e che non gli ho fatto lo sconto del 3% come promesso (per un ammontare di meno di 5 euro!)... Provo a spiegargli che evidentemente lui non tiene conto delle spese di spedizione che sotto i 500 euro di ordine, sono sempre presenti, in tutte le aziende (cambia solo l'importo limite).

La mamma gli strappa il telefono di mano e inizia ad urlarmi dal telefono. La cosa mi indispettisce anche perchè sto guidando, poi sarò dalla cliente e ho cercato più volte di spiegare che non capivo di cosa parlassero se non avevo le carte (le fatture davanti). Insomma, una tragedia!

Vado dalla cliente e ricevo la terza chiamata: prometto (ovviamente più che una promessa è una minaccia ;) di fargli sapere entro oggi pomeriggio com'erano le cose.

Chiamo in azienda, mi faccio girare copia delle fatture e scopro che era come dicevo io: tra dare e avere, tra sconto e spese di spedizione, si erano annullati gli sconti... Ma comunque parliamo di cifre da capogiro, roba di 3-5 euro per l'ordine più grande!!!

Richiamo Robertino e, pacatamente provo a spiegargli la cosa. Mi risponde come un disco rotto che loro "le spese di spedizione non le pagano", aggiunge due o tre offese gratuite, mi sale il sangue al cervello (veramente m'era salito già da parecchio...)

Robertì: sai che c'è di nuovo??? Ma vafancuuuuù tu e mammeta!!!! AHHH!"

Sono soddisfazioni.

Tutt'ap'posta 2

Pubblicato da Bukaniere

...E così tra una vecchina che dimentica il bollettino da pagare sul tavolino (è stata fortunata che io ho osservato casualmente i suoi movimenti e poi sono riuscito a capire che era lei la proprietaria di quel bollettino dimenticato) e altri anziani che si lamentavano, alcuni dei quali - li sentivo urlare contro gli impiegati - che volevano abbattere le porte blindate per non aspettare più fuori al caldo, ed altri che uscivano dalla porta di emergenza - con relativo suono dell'allarme - anzichè dalla porta col metal detector, il tempo passava.
Ad un certo punto l'orecchio mi cade sul discorso di altri due pensionati, probabilmente degli ex professionisti o statali (mi davano quest'impressione, non so perchè).

L'uno fa all'altro:
Anziano A: E insomma, come stai? E' un pò che non ti vedo? Che si dice?
Anziano B: Semp'e solite cose. Sto facendo un versamento per mia figlia, chella nun tene niente, almeno ci lascio qualcosa da parte.
Anziano A: Ma tua figlia non lavora?
Anziano B: Ma c'adda lavorà! Sì lavora, ma a spizzi e bocconi... Chella povera figlia!
Anziano A: Ma vabbè, avrà il fidanzato almeno?
Anziano B: No, ma quale fidanzato! Chella stà sempe sol'essa!
Anziano A: Vabbè, ma è giovane dai!!! Quanti anni ha?
Anziano B: Trentaquattro...
Anziano A: ... -Silenzio-
Anziano B: E allora? Non ti fai vedere più in via Scarlatti?
Anziano A: Ma che bbuò a me! Mo mi fai sbaglià pure o' versamento! No, nun ce vaco cchiù, me so rotto o'ca...
Anziano B: Aggio capito vah, a te ce vuole na bella Ucraina! A vuò conoscere n'Ucraina?
Anziano A: ... Na che?
Anziano B: ...Ma tu ce l'hai l'automobile?
Anziano A: ...
Anziano B: L'auto? A machina? A tieni ancora?
Anziano A: No, me la sono tolta.
Anziano B: ... - rassegnato.
Anziano A: ... - con aria soddisfatta, vede che è riuscito finalmente a zittire il loquace ed inopportuno amico.

La conta procede e finalmente chiamano anche me, pago e torno a casa con una storiella da raccontare.

Tutt'ap'Posta!

Pubblicato da Bukaniere


"La posta": quel sostantivo femminile che nel resto d'Italia indica la "corrispondenza" o una "somma di danaro scommessa durante un gioco d'azzardo", qui da noi a Napoli, identifica invece proprio l'edificio nel quale è sito l'ufficio postale.

Prima di andarci - e nonostante domiciliazioni, bonifici, carte prepagate, tabacchini multiservizio che sostituiscono il sostituibile ci tocca comunque di andare almeno una volta ogni tanto, - facciamo testamento, salutiamo amici e parenti stretti e ci raccomandiamo al santo di fiducia o al rito scaramantico cui siamo più affezionati o ad entrambi affinchè si possa tornare prima di morire o di diventare dei vecchietti decrepiti. Perchè all'ufficio postale sai quando entri, ma non sai mai se e quando ne uscirai.

Stamattina - non avendo particolari impegni - mi sono preso carico di andare a pagare la Tarsu, acronimo che in sintesi significa "spendo tanto per un servizio che fa cagare" e dovendo fare anche altri servizi, mi sono fatto tentare dall'idea di andare all'ufficio che si trova nei pressi della funicolare centrale di P.zza Fuga.

L'approccio non è stato dei migliori: c'era la fila già fuori e si entrava a coppie per poi poter prendere il numerello e poter - finalmente - fare la fila definitiva dentro.

La zona in cui è sito è di quelle "sciuc", con età media degli abitanti intorno ai novanta-centoventi.
Se gli anziani spesso tendono ad incattivirsi per la solitudine, le malattie, la difficoltà di sopravvivenza in un mondo sempre più duro e caotico per loro, quelli appartenenti all' "upper-class" diventano dei veri e propri bastardi, ma di quelli che usano il bastone per farti inciampare e poi ti punzecchiano con la punta affilata quando sei in terra.

Ero nella fila esterna, quando una vecchina dall'aria apparentemente docile e la voce - fintamente - rotta dalla fatica, traballando sul suo bastone di mogano nero, si avvicina all'ingresso e chiede qualcosa alle persone prossime all'ingresso. Io ero un pò più dietro e non ho capito subito cosa stesse chiedendo.

Visti i rifiuti - a quanto pare neanche gli altri presenti erano meno bastardi, compresi i due o tre giovani che abbassavano l'età media a novantacinque anni - un signore, poco più giovane di lei, cavallerescamente si offre di aiutarla.

"Signò, di che si tratta? Come vi posso aiutare?"
"Oh Signore, sarebbe (vocina tremula) taaaanto gentile da impostarmi questa raccomandata... Sà, io non ce la faccio a fare la fiiiiiiiila", indicando noi in coda con una rotazione del bastone.

Il gentil signore acconsente e le spiega che lei avrebbe comunque dovuto aspettarlo lì fuori, le fa notare che le raccomandate si pagano e lei, con tono di voce non più tremula "Bè, quello che c'è da pagare... Anticipi lei! Poi tanto c'è scritto sopra e poi lei mi dice quanto le devo. Ah - tono di voce ormai imperioso, come quello usato verso la propria povera badante - e già che c'è, si faccia dare i modelli ICI! Mi raccomando eh? I modelli ICI, lei chieda all'impiegato che glieli DEVE DARE!. Non si dimentichi eh? Ah, e se è così gentile, poi va allo sportello e si fa dare anche delle ricevute di ritorno per raccomandata..."

Il signore non osa mandarla affan... Ma si legge dagli occhi che vorrebbe tanto farlo, vecchia e "buona".

Dopo un pò una trentenne del tipo "sono figa io, plebe fatemi largo", di quelle biondo cenere, viso incartapecorito dalle lampade e dal sole in 'bavca' preso da aprile ad ottobre e da 'covtina' da novembre a marzo, si fa dritta dritta, bella convinta tutta la fila. Casco in testa, giubbino di pelle, Motorola infilato nel casco come un'appendice, parla mentre cammina boriosa e sicura. Arrivata alla porta a vetri automatica, le persone le fanno presente che - nonostante fosse evidentemente invisibile ai suoi occhi - c'era una bella fila da aspettare.
"Ma come - fa lei inorridita - la fila pev pvendeve il numevo?
Sì, le risponde la fila all'unisono ed aggiungendoci un "stastrò, mavafancù-ma sì cecà?" Cafussm strù ccà?" pensato e non detto a mezza bocca.
"Ma anche pev i titolavi di Bancoposta???"
Sì, ripetendo la seconda frase non detta.
"Ma è inaudito... Ma vobba da matti!" e se n'è andata, sempre bofonchiando lamenti allo sfortunato interlocutore che si trovava sotto al suo casco, nel Motorola che sembrava un'appendice.

Oh, finalmente la fila esterna si è esaurita e posso entrare, ritirare il mio agognato numeretto e poter attendere per l'ora finale, quella che mi condurrà allo sportello per pagare la sospirata "bolletta".

...Continua...

Prego, accomodatevi...

Pubblicato da Bukaniere

Mi-ti-ci!!!

Dopo aver penato non poco per capire come si poteva personalizzare un orrido template per la piattaforma sulla quale mi sono trasferito, eccomi qua, nella mia nuova "casetta"!

Certo, non è ancora tutto al suo posto, c'è ancora polvere e qualche macchia di vernice qua e là da sistemare, ci sono ancora degli scatoloni da svuotare, ma tuttosommato sono contento!

Spero che mi verrete a trovare nuovamente con assiduità e spero di continuare a scrivere sempre cose interessanti e perchè no, anche divertenti.

Ah, il titolo vi chiederete, "Mannaggiament"?

Bè, mi ero stufato di essere un pre-cariato a vita, ed anche se la precariataggine rimarrà sempre un tratto fondante (fondante? No, forse "fondente") della mia personalità, adesso ho deciso di fare un passo avanti e di "mannaggiare" finalmente la mia vita (del resto io c'ho pure un master in mannaggiament, mica pizza e fichi?).

Adesso poi, non mi sento più povero... Ho preso coscienza finalmente di essere solo "diversamente ricco"... Ecco, adesso mi tocca scoprire in cosa consiste questa diversità per poi reinvestirla proficuamente.

Buona lettura a voi e buona scrittura a moi!